Opportunità, sfida, fastidio o problema? I robot e l’automazione ci guardano, noi guardiamo loro e al momento tantissime persone non sanno con quale sentimento approcciarsi al tema, specie in riferimento al mondo del lavoro.

Prima di alzare le barricate e dichiarare guerra a robot troppo umanizzati e troppo intelligenti – come spesso i film di Hollywood hanno raccontato – è bene fare un po’ di chiarezza e verificare se possano esistere nuove competenze che il tandem uomo-robot possa esprimere al meglio.

Ha provato a fare questo esercizio la società di consulenza Cognizant che, nel volume “Cosa fare quando le macchine fanno tutto”, ha sintetizzato il momento che stiamo vivendo e che vivremo con dei numeri (ne parla la giornalista Caroline Cakebread in un articolo su Business Insider): è vero che nel giro di 15 anni il 12% dei lavori, negli Stati Uniti, sarà sostituito dall’automazione. Ma è anche vero che saranno 21 milioni i nuovi posti di lavoro diretta conseguenza delle nuove  tecnologie.

Lo studio di Cognizant è stato puntuale e stimolante, e volentieri riassumo i contenuti della giornalista, perché simula, con una certa dose di realismo, quali competenze i responsabili delle risorse umane potranno ricercare sul mercato da qui ai prossimi anni.

21 i nuovi lavori che sono stati individuati, a volte curiosi, a volte “inevitabili” (ossia già ipotizzabili nel 2018). Vediamoli insieme.

Il data detective sarà incaricato di analizzate i dati provenienti dall’Internet delle Cose (IoT), in modo da fornire alle aziende informazioni sempre più precise.

Il camminatore/parlatore: in futuro, grazie alle biotecnologie, le persone vivranno sempre più a lungo e avranno bisogno qualcuno con cui chiacchierare. Il parlatore svolgerà questa funzione di relazione, passeggiando con gli anziani.

Analista delle cyber city: i dati prodotti dalle città sempre più tecnologizzate giungeranno da persone, amministrazioni, energia, spazzatura… qualcuno dovrà occuparsi di tutti i sensori e dell’integrazione tra le informazioni.

L’ideatore di entertainment in realtà aumentata: una nuova era ci attende, quella dell’esperienza di divertimento del tutto nuova e interattiva. Questi professionisti avranno il compito di scrivere, disegnare, costruire viaggi ed esperienze virtuali.

Il business development manager dell’intelligenza artificiale avrà il delicato compito di spingere e vendere sul mercato i servizi garantiti dall’intelligenza artificiale (che può fare tutto, ma non autopromuoversi…).

Il consulente motivazionale della salute si occuperà – in un periodo in cui sta crescendo, nella popolazione, l’obesità – di far sì che le persone utilizzino i programmi e le app per il controllo delle attività fisiche e proseguano nel loro percorso di wellness senza smettere.

Il tecnico dedicato all’intelligenza artificiale assistita in ambito sanitario sarà il punto di raccordo tra il paziente e il medico che, proprio grazie all’AI, non dovrà più recarsi al letto del malato per effettuare una diagnosi.

Il personal data broker si occuperà di gestire e monitorare i dati delle persone, dati che saranno nel frattempo diventati moneta di scambio e di valore, specie per i big player della tecnologia.

Il controller delle strada gestirà il traffico, tenendo conto della presenza dei veicoli senza guidatore e dei droni.

Il sarto digitale disegnerà e preparerà l’abito per i clienti lavorando direttamente sulle misure della singola persona in modo digitale.

Il genetic diversity officer sarà l’evoluzione del manager dedicato alle pari opportunità, che verificherà che nei gruppi di lavoro siano garantite le differenze a livello genetico e non solo più etnico, di genere o sociologico.

Il facilitatore tecnologico si occuperà di far dialogare i programmi aziendali con quelli che i dipendenti usano in autonomia (ossia il cosiddetto Shadow IT) proteggendo la sicurezza dei dati.

Il financial wellness coach sarà colui che insegnerà al cittadino a tenere traccia delle transazioni digitali che riguarderanno i bitcoin e le criptovalute.

Il curatore della memoria personale ricreerà un mondo virtuale per le persone che non godono più di buona memoria (a causa dell’età avanzata o dei problemi di salute). Questo mondo potrà essere arricchito con simulazioni realistiche del passato del singolo soggetto.

Lo sherpa del negozio virtuale sarà il “commesso” che eseguirà le nostre istruzioni nel momento in cui, di fronte a un computer, procederemo all’acquisto in un e-store e vorremo proprio quel particolare prodotto, che lui recupererà per noi.

Il responsabile del portfolio genetico potrà associare a ciascun paziente un particolare farmaco, grazie al fatto che – tramite analisi del Dna e informazioni genetiche sempre più dettagliate – le aziende biotech potranno personalizzare le cure.

Il manager dei team uomo-macchina è forse la professione di cui c’è già ora più bisogno: essenziale è, infatti, che uomini e macchine collaborino al meglio, solo in questo modo si potrà raggiungere l’ultra-produttività.

Il responsabile della fiducia – in inglese chief trust officer – è la figura che deve fare in modo che non si arrivi mai alle situazioni simil-Leheman Brothers. Oggi la trasparenza è il mantra che deve essere inseguito: questo professionista garantisce che il denaro venga impiegato in operazioni serie e con il massimo dell’integrità.

L’analista dedicato al quantum machine learning si occuperà di far dialogare le informazioni in modo da risolvere i problemi di business. Obiettivo finale: far sì che i sistemi intelligenti possano imparare dai loro stessi dati.

Il responsabile dell’edge computing, specie per le aziende di dimensione rilevanti, si occuperà di gestire in velocità moli di dati sempre più importanti, in modo da consentire rapide prese di decisione.

Il responsabile etico è la figura aziendale che conferma al mondo che non sempre le scelte di business devono essere nell’ottica della profittabilità: possono anche essere nell’ottica della sostenibilità. A lui il compito di mantenere coerenti le scelte aziendali con quanto indicato nei valori e nella mission dell’impresa.

Abbiamo fatto un piccolo salto nel futuro, ma ci siamo subito resi conto di quanto questo futuro sia prossimo, e di quante opportunità siano a disposizione degli studenti e dei giovani manager. Un po’ di fantasia, ma nemmeno troppa, per immaginare un mondo – anche del lavoro – agile nel senso di veloce, interconnesso, agevolato dalle macchine e dai robot.