Focus: quando l’eccellenza entra in azienda

Marie Curie Alumni Association; Italy chapter networking day, 15 ottobre 2019
Intervento di Gianna Martinengo

L’obiettivo della mia presentazione è duplice.

Desidero da una parte illustrare e documentare la mia personale esperienza di imprenditrice che dal 1983 ha orientato la sua attività aziendale sul binomio divenuto il logo aziendale: driven by user, inspired by science. Questa attività si è sviluppata all’interno della missione fondamentale, che è quella di offrire servizi e prodotti in grado di trasformare informazione in conoscenza con obiettivi, strumenti, metodi e mezzi fondati su dialogo ed interazione. La prima parte del mio intervento orale sarà centrata su questa analisi, e soprattutto su come dai sistemi interattivi per l’apprendimento umano degli inizi abbiamo imparato a realizzare prodotti e servizi interattivi efficaci, utili per ogni attività di tipo comunicativo fra agenti umani ed agenti artificiali nei più diversi settori merceologici.

Dall’altra penso sia utile formulare qualche suggerimento, consiglio o raccomandazione non soltanto utile per i futuri “lavoratori della conoscenza”, ma soprattutto per i decisori, di oggi e di domani, indipendentemente dalla loro funzione, grado o specializzazione. Queste idee non hanno alcuna validità se non quella che viene loro attribuita da chi le adotta: sono ipotesi di lavoro, non regole da seguire. Di seguito ne indicheremo soltanto tre; nella presentazione orale saranno diffuse qua e là a seconda del tema in esame.

Il nostro contesto odierno (MSCA Alumni association networking day) è costituito in grande prevalenza da giovani che hanno usufruito di finanziamenti del programma MSCA in vari settori della ricerca scientifica e tecnologica. Ora, come utilizzare al meglio questo tesoro se non per introdurre innovazione di processo e di prodotto sia nelle nostre imprese che nelle aziende di servizi, ad esempio quelle pubbliche (istruzione, sanità, giustizia, …)?

L’innovazione non è facile, perché non sempre si sa come innovare e spesso neppure cosa e perché. Dunque è indispensabile procedere mediante prova ed errore concedendosi tempi medio-lunghi proprio per sapere cosa fare, perché farlo e come farlo. Questo è esattamente il contrario dello spirito classico delle imprese, dove non si è abituati ad esplorare rischiose avventure a lungo termine, privilegiando piuttosto iniziative ben definite a basso rischio e con alta probabilità di ritorno a breve sull’investimento.

Sfortunatamente, queste condizioni valgono per tutti: tutte le imprese vogliono ottenere il massimo rendimento con il minimo sforzo! Di conseguenza, con scarsa innovazione, la competizione non è più sui contenuti innovativi, sulle nuove funzionalità dei prodotti e dei servizi che si creano, ma sulle capacità di marketing e commercializzazione dell’esistente. Spesso allora la competizione diventa sul costo del prodotto-servizio, e noi non siamo certo avvantaggiati! Con scarsa innovazione la discussione si sposta su temi molto diversi!

Consiglio: distinguere sempre fra ricerca ed innovazione da una parte e produzione e commercializzazione dall’altra. L’obiettivo della ricerca è capire, quello dell’innovazione è realizzare artefatti diversi o migliori per varie funzioni, quello della produzione e commercializzazione è ridurre i costi di produzione e vendere ciò che si è prodotto.

Inoltre, l’innovazione non è esecutiva ma proattiva: si tratta di realizzare il cambiamento prima che questo sia diventato popolare, consensuale, scontato. L’unica ispirazione possibile che favorisce questo atteggiamento è quella della ricerca scientifica e tecnologica. Il motivo è che nelle attività di ricerca si studia e si realizza qualche fenomeno o artefatto che si pensa possa essere utile a medio-lungo termine. Soltanto nell’attività di ricerca si ragiona a medio-lungo termine. Poche istituzioni possono permettersi questi investimenti, per questo è fondamentale che lo Stato giochi il ruolo di protagonista nella ricerca, soprattutto in un Paese a grande frammentazione delle unità produttive: il 90% in Italia sono PMI con scarsa possibilità di investimenti rischiosi.

Consiglio: l’innovazione non si importa, si crea. Se non vi sono lo spirito, la cultura, la curiosità, l’entusiasmo della ricerca, non si riuscirà mai a realizzare innovazione vincente. Lo spirito della ricerca è come quello della creazione artistica: o si coltiva come pulsione interna, oppure non si può comperare né vendere. L’innovazione è come la riforma in politica: non è mai conclusa, sufficiente, compiuta; si può e si deve sempre fare meglio.

Le aziende che ho fondato e diretto negli anni testimoniano esattamente questo percorso: un grande interesse – e importanti investimenti economici e di risorse molto qualificate, in parte sostenuti da programmi europei o nazionali – nella ricerca, soprattutto quella collaborativa, pre-competitiva ed internazionale (i progetti europei), seguiti da proposte di progetti che erano ispirati dalle idee e dai prototipi realizzati anni prima e negoziati con i possibili utenti clienti in un continuo dialogo ed interazione.

Questa ultima caratteristica, che abbiamo riassunto con la parola “agile” per denotare il metodo con cui abbiamo sempre affrontato i problemi, ci ha permesso di avere importanti successi. Infatti, una caratteristica fondamentale dell’innovazione è che non è “una volta per tutte”, ma un continuo processo. Dunque, ogni soluzione altro non è che il passo n-esimo di una spirale che sicuramente evolverà verso il passo successivo dopo poco tempo. Questa è la natura dell’innovazione. Nel mondo globalizzato, e dotato di una velocità di cambiamento senza precedenti, questo metodo è la condizione necessaria per non essere superati dopo poco tempo, ma pilotare il cambiamento anticipandolo. L’essenza del metodo consiste della visione “dialogo ed interazione” che è diversa da quella tradizionale delle “specifiche seguite da realizzazione e verifica”.

Consiglio: quando viene proposto o valutato un progetto di innovazione, i criteri di valutazione non sono gli stessi dei progetti di realizzazione di un manufatto o di un servizio: ci deve sempre essere un margine di errore, di verifica e di adattamento alle condizioni di esercizio. Un progetto di innovazione è essenzialmente interattivo, dialogico, comunicativo fra i vari attori coinvolti nel processo. In conclusione: la nostra società non sarà in grado di sostenere la competizione internazionale se non innovando e quindi valorizzando i suoi prodotti e servizi. L’alternativa è la decadenza, non solo economica. I nostri talenti (ad esempio: i nostri alumni MSCA) sono un potenziale capitale incalcolabile ma, come nel caso di tutti i capitali, può essere rapidamente disperso, se non si adotta la cultura della ricerca e dell’innovazione ad ogni livello ed in tutti i contesti, in particolare nel mondo aziendale. Non si tratta di rinnegare la cultura umanistica classica o quella economico-manageriale, al contrario di valorizzarla come catalizzatore di una nuova cultura e di nuove pratiche che privilegiano il capire (ricerca) ed il fare (innovazione) anticipando e non solo adattandosi ai cambiamenti della società di domani.