Occupati dal contingente, troppo spesso ci dimentichiamo che, con le nostre azioni, influenziamo qualcosa di più importante del fatturato o del successo della nostra azienda. Le nostre azioni, infatti, denotano la nostra stessa natura in rapporto a noi stessi, ma anche alla visione che abbiamo degli altri.  Le nostre azioni possono rappresentare la nostra visione etica, quel “qualcosa” che ci spinge a non pensare unicamente al profitto personale, ma ci fa ragionare in termini di giustizia, equità, serietà collettiva. Per questo “etica” è un concetto che dobbiamo strappare dall’ambito unicamente filosofico per approfondire il suo reale valore nella società attuale, quella della conoscenza.

Etica è, a nostro avviso, intelligenza, ovvero comprensione dell’esistente. Un comportamento etico, se adottato, diventa economicamente conveniente, perché implica fiducia nell’altro, una buona reputazione, cioè processi di lavoro più efficienti e team di persone che collaborano in modo proficuo e competono in modo equo. Infatti collaborazione e competizione sono i due motori del progresso.

Un’altra versione della stessa convinzione è sviluppata in modo convincente da Michela Marzano nel suo “contrat de défiance” (Grasset, 2010) che, giocando sull’aforisma di una grande casa di distribuzione di elettrodomestici (contrat de confiance) spiega come, senza fiducia, tutta la società necessariamente crolli nel caos. La fiducia è necessariamente basata sulla convinzione che gli altri abbiano un comportamento onesto, cioè etico.

Etica è anche una sfida fondamentale per le tecnologie e non solo per l’Intelligenza Artificiale, in relazione alla quale spesso viene evocata. Come spiega Stefano A. Cerri, Professore Emerito dell’Università di Montpellier, Distinguished Fellow della Fondazione Bruno Kessler e Vice presidente R&D di Didael KTS “La ragione fondamentale di questo interesse recente è che, mentre l’Intelligenza Artificiale “classica” (quella simbolica) poteva offrire una “giustificazione” dei suoi risultati, quella di cui si parla tanto oggi (sostanzialmente reti neurali e deep learning, cioè strumenti sub-simbolici fondati sulla statistica) non offre giustificazione per i risultati che ottiene. Di conseguenza, si è sviluppato il movimento di IA centrata sull’umano, cioè una IA “controllata” da umani che possano validarne i processi di calcolo. Insomma: si parla di etica ed IA perché non si ha fiducia nei risultati dell’IA privi di giustificazione”.

Etica, come ebbi modo di esprimere già nel 2013, è il “motore dell’innovazione”. Ritengo che l’innovazione sia allo stesso tempo tecnologica e sociale; i due aspetti sono in continua, mutua sinergia. Infatti, penso che si possa parlare di innovazione solo se c’è un miglioramento della qualità della vita delle persone, a breve o a medio termine (innovazione sociale).

Il concetto di innovazione effettiva non può, quindi, prescindere da un comportamento etico. Si ha innovazione sociale quando si soddisfano bisogni sociali come risultato collettivo di una comunità sul territorio. Il processo richiede accordi, collaborazione, condivisione, dialogo e comportamenti innovativi da parte di tutti gli attori. Le comunità, oggi sempre più, possono anche essere virtuali: luoghi reali o virtuali in cui persone con gli stessi interessi si scambiano idee e progettano, collaborano e perseguono finalità comuni. Il web e le tecnologie informatiche hanno dimostrato finora di essere un antidoto alle oligarchie e ai vantaggi esclusivi. Naturalmente, il diavolo si nasconde dietro i dettagli, e bisogna vigilare, per esempio, nei confronti dei possibili monopoli dell’informazione, esattamente come bisogna vigilare contro il cattivo uso di ogni scoperta scientifica o tecnica ingegneristica.

L’innovazione può essere lo strumento che meglio di altri garantisce il perseguimento di fini di carattere sociale, a condizione che il termine innovazione sia concepito nel suo significato etico: non solo creazione di prodotti o processi nuovi, ma miglioramento della qualità della vita, creazione di benessere e solidarietà. Ecco perché l’etica è anche indissolubilmente legata all’economia.

Riassumendo, io vedo l’etica declinata nelle sue tante variabili: personale, normativa, sociale, professionale, economica. Questa interconnessione copre tutte le attività e i comportamenti delle persone, sia quando scelgono in modo singolo, sia quando agiscono in relazione al bene della comunità. In sintesi: l’etica è il caposaldo della nostra civiltà.

Gianna Martinengo