Spesso si è portati a pensare che i bambini ed i ragazzi, nativi digitali – quelli nati dopo il 2000, anche chiamati i Millennials -, abbiano una fruizione passiva degli strumenti tecnologici (smartphone, tablet, computer) e si lascino “cullare”, nel tempo libero, ma anche durante i momenti formativi, da oggetti che operano in modalità passiva, senza che vi sia una interazione che favorisca le abilità del singolo.

La realtà è ben diversa, ben più complessa. Essa si richiama all’intero mondo della tecnologia e del web, che in questi decenni così tanti cambiamenti hanno apportato nella società, proponendo nuovi approcci alla vita dei singoli e delle comunità. Fra questi cambiamenti, forse proprio quello più interessante, addirittura talvolta anche minaccioso, è la capacità “intelligente” delle interazioni con strumenti informatici di adattarsi al profilo del singolo individuo, esattamente il contrario di oggetti passivi.

L’analisi di questa complessa realtà può partire dalle abilità: la Società della Conoscenza, che è quella che personalmente sostengo e supporto da oltre 30 anni, si fonda non solo sulla tecnologia, ma anche sulle competenze ad essa correlate e sulla capacità del binomio tecnologie-competenze di favorire un miglioramento complessivo delle condizioni di lavoro, dei processi industriali, della qualità della vita anche delle fasce deboli della società.

Per quanto riguarda le nuove generazioni, nella Società della Conoscenza non vi sono solo stimoli educativi (uso dei device tecnologici in classe) o correlati al tempo libero (videogame, realtà virtuale, Social Media): vi sono mondi esplorabili con facilità che si possono trasformare in occasioni professionali interessanti e assolutamente in linea con le richieste del mercato.

Basta allargare lo sguardo alle tante esperienze che già adesso i bambini possono vivere: si pensi per esempio al Coding, ossia a quella attività che porta i ragazzi a sperimentare cosa vi sia all’interno di un computer o di un robot e a “mettere il naso” nella macchina non più in quanto semplici fruitori, ma soggetti attivi, pionieri della conoscenza. Questa attività di Coding, che mi sta molto a cuore, è proposta e favorita, insieme a diverse altre, da Womentech-Associazione Donne e
Tecnologie. Come si può immaginare, in questo caso l’interattività è massima: toccare, provare, assemblare diventa quasi un gioco, persino divertente. La Robotica è una potente alleata del sistema educativo moderno e, grazie ai passi compiuti dalla tecnologia “per tutti”, non è solo di pertinenza degli appassionati di Informatica. Le attività di Coding (concezione, progettazione, programmazione) possono essere esercitate in contesti visuali, dunque ai ragazzi si chiede di lavorare utilizzando non solo la loro capacità logico-deduttiva, ma anche l’invenzione, l’arte, la cultura. Soprattutto la creatività.

Come ha sostenuto anche recentemente il cofondatore della Apple, Stephen Wozniac, ormai creatività e ingegneria vanno di pari passo. Vorrei aggiungere che insegnare separatamente soft skills, cultura ed abilità tecnico-professionali sembra non essere davvero proficuo; meglio integrare i vari aspetti. Proprio per questo, dal 2014 come Associazione, abbiamo pensato di trasformare il famoso acronimo STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) in STEAM, aggiungendo la A di Arts, ossia quell’insieme di competenze umanistiche capaci di suscitare interesse ed emozioni. Noi abbiamo una visione di “ingegnere colto ed umanista tecnologo” che favorisce queste sinergie, proprio perché riteniamo che esse siano assai utili per i giovani nell’era di Internet.

Cosa proporre, dunque, ai giovani, quali sollecitazioni fornire loro?

A nostro avviso, è essenziale prima di tutto ispirarli, motivarli, orientarli; poi aiutarli a sviluppare talenti riferibili all’ambito STEAM allargato. Queste capacità sono strettamente correlate alla domanda di professionalità che il mondo del lavoro richiederà nei prossimi decenni.

Ambiti quali l’AI (Artificial Intelligence), l’IoT (Internet of Things), i Big Data, gli Analytics, la Robotica, la Realtà Aumentata, l’industria 4.0 non sono le sfide del futuro, sono il presente. Queste non sono solo sigle tecniche, sono chiavi di lettura di qualsiasi attività umana nei prossimi anni.

Come esempio: in Francia, qualche anno fa, hanno pensato di creare un ministero “dell’economia digitale” (économie numérique). Qualcuno ha fatto notare che oggi tutta l’economia è digitale. Un tempo si ragionava solo in termini di competenze utili hic et nunc, oggi l’impatto delle tecnologie ci porta a ragionare, per i nostri ragazzi, in termini di potenziale da esplorare nel presente, orientandolo al futuro.

Proprio per rendere questi mondi comprensibili ed interessanti, per suscitare vocazioni, per “coltivare cervelli” nel Paese e attrarne anche dall’estero, ci dobbiamo impegnare, in quanto adulti protagonisti della Società della Conoscenza, a fornire loro un contatto diretto con le professioni che realmente trascineranno il mercato del lavoro. Queste professioni sono diverse e numerose, riferibili ad ambiti quali le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT), le Bio e Nanotecnologie, le Scienze e Tecnologie per la Nutrizione, l’Ambiente e le Energie Rinnovabili, i Nuovi materiali e le Tecnologie della Cultura, solo per citarne alcuni.

Come Womentech-Associazione Donne e Tecnologie da anni siamo impegnati ad organizzare progetti quali i FutureCampDay e gli OrientaCamp, che mettono a disposizione dei ragazzi contenuti e scenari relativi proprio ai mestieri del futuro, in un’ottica di orientamento al lavoro e alla formazione, cercando di rispondere alla reale domanda di competenze e capacità che ad oggi si può già intravedere.

Che si tratti di Millennials, di manager ICT o formatori, programmatori o decisori delle istituzioni pubbliche, la sfida a cui tutti dobbiamo rispondere è una, a mio parere: intendere la società, il sistema produttivo, la scuola, le professioni, come sistemi interdipendenti che si capiscono e si prevedono solo grazie ad un approccio olistico. Questo approccio comprende dalla tecnologia alla matematica, alla psicologia, alle scienze sociali: dunque è importante raccontare e proporre questa visione ai bambini ed ai ragazzi, sin dalla scuola primaria.

Questa è la vera innovazione che possiamo portare, riuscendo a includere punti di vista diversi per far emergere nuove domande e nuove soluzioni, che siano tarate sui reali bisogni – anche tecnologici – del mondo del lavoro e allo stesso tempo rispondenti ai desideri di realizzazione personale dei giovani. Spingendo lo sguardo anche un po’ più in là: come sostiene infatti Roberto Viola, Direttore DG Connect della Commissione Europea, “Internet ha trasformato la nostra società: il modo in cui viviamo, lavoriamo, ci informiamo e ci relazioniamo”. A noi il compito di costruire reti, tecnologiche e umane, per essere compiutamente cittadini e far volare non solo l’Internet delle Cose, ma anche l’Internet delle Persone.

Pubblicato sul numero 9 (luglio 2017) di Nuova Etica Pubblica